Cotonificio Brunner - Vermegliano

Cotonificio Brunner - Ciminiera (pb)
Cotonificio Brunner
Descrizione:
La presenza del cotonificio ha fortemente influenzato e condizionato la struttura sociale e urbanistica di Ronchi e Vermegliano. Esso fu aperto nel 1884 dalla Società del Filatoio meccanico di Aidussina, come succursale di quel cotonificio, venne poi rilevato nel 1906 dai fratelli Brunner, a lungo detentori del primato locale nel settore tessile, ed è rimasto in attività, per molti anni con la denominazione di Cotonificio Triestino, fino al 1965. Nei circa 8 decenni della sua produzione, la fabbrica ha dato lavoro a migliaia di operai del monfalconese e di tutto l'isontino, legandosi strettamente ad alcuni aspetti propri della storia sociale e della cultura di questo territorio. Da qui sono anche partite alcune azioni che si sono concluse con la stipula di contratti fondamentali nella storia sindacale, sia nel periodo austriaco che in quello italiano. Due dati significativi per la memoria locale, inoltre, sono costituiti dalla sosta, nei locali del dormitorio, dei legionari di D'Annunzio, quelli che sono ricordati appunto nel nome di Ronchi dei Legionari, e nella permanenza, tra 1947 e 1954, di centinaia di profughi provenienti da Istria e Dalmazia.
La composizione dei fabbricati è varia e ha origini diverse. Il corpo di fabbrica più esteso è un capannone costituito da tre parti planimetricamente unite, ma morfologicamente distinte. La parte più a ovest risale a prima del 1899, si sviluppa su un piano e presenta un'interessante copertura "a shed" con travature e tamponamenti in legno, sostenuta da bellissimi pilastrini in ghisa. La parte opposta, pure su un piano e con copertura "a shed", ha invece la struttura della copertura in acciaio, sostenuta da pilastrini reticolari borchiati; risale in alcune parti al 1906-07, fu poi restaurata dopo la prima guerra mondiale e notevolmente ampliata nei decenni seguenti. Tra i due corpi "a shed" si colloca un fabbricato trasversale più alto, realizzato dopo il 1920 in sostituzione di un volume ottocentesco più semplice; la copertura interna voltata a botte, in calcestruzzo armato, a luce molto ampia, è tra le prime in assoluto ad essere stata realizzata con tale tipologia costruttiva nella zona e non solo. Esternamente, le facciate dei corpi "a shed", dipinte di bianco, sono cadenzate dai pluviali, di cui si segnalano le bellissime cassette di raccolta e i gocciolatoi. Il corpo voltato presenta invece, sui due lati, un bel frontone tripartito dal profilo spezzato, che si rifà ad alcune figure proprie dell'architettura razionalista. I fabbricati contenevano la filatura, la torcitura (ring) e la tessitura.L'altro edificio di dimensioni ragguardevoli è un fabbricato sviluppato su due piani, che si caratterizza per la presenza della sovrastante torretta-serbatoio. Si trova sul luogo del primo fabbricato del cotonificio, costruzione che però risulta rifatta in queste forme già prima del 1899. E' stato utilizzato in origine come filatura, poi come magazzino, ma anche come edificio mensa e per uffici. All'interno gli spazi sono interamente ritmati da pilastrini in ghisa, disposti secondo una maglia regolare, che reggono i solai a volterrane, tipologia che era stata adottata anche in altri importanti cotonifici della zona, purtroppo demoliti. Completano il complesso i fabbricati dei magazzini (tra cui si segnala il corpo di fabbrica parallelo a viale Garibaldi, per l'originale orditura lignea della travatura), l'edificio che conteneva la centrale termica (1906), con la ciminiera (1884),l'interessante centralina elettrica, dai lineamenti e dagli strumenti tipici degli anni Trenta-Quaranta del XX secolo, la casa per dirigenti, posta in un'area separata, verso la ferrovia, le case per assistenti, lungo viale Garibaldi. E' stato invece demolito il grande fabbricato del dormitorio, detto popolarmente "il castello", realizzato per dare ospitalità alle numerose operaie che provenivano da tutta l'area goriziana (anche slovena). Se, nella Ronchi di fine Ottocento, l'apertura di questa attività economica ha avviato il passaggio dalla società rurale a quella operaia, la costruzione di questa fabbrica ha inciso fortemente sul paesaggio. All'epoca della sua edificazione, il cotonificio si trovava in aperta campagna, in un'area ritenuta ottimale per la vicinanza alla linea ferroviaria. A partire dai primi anni del Novecento attorno ad esso si iniziarono a costruire le prime case operaie, che in poco tempo furono tanto numerose e riconoscibili da costituire un nuovo villaggio precisamente configurato, che assunse la fisionomia di un vero quartiere industriale nei decenni successivi, con la realizzazione di ville per impiegati e dirigenti. Oggi l'individuazione di queste architetture non risulta immediatamente evidente, in quanto l'intensa edificazione dell'area e molte trasformazioni attuate negli ultimi anni hanno reso tali presenze più confuse nel paesaggio urbano generale. Una lettura più attenta permette comunque di distinguere nel tessuto di un vasto settore circostante al cotonificio, le lunghe "stecche" di case in linea, blocchi di abitazioni unifamiliari accostate distribuiti su due piani, affacciate su strada, con ampio orto allungato sul fondo retrostante. Particolarmente significative sono quelle in viale Garibaldi, in via Brigata Valtellina e in via Brigata Trieste.In via Marconi e in via Granatieri ci sono invece i villini per impiegati, edificati a partire dagli anni Venti secondo una tipologia comune, che però è stata in molti casi modificata negli ultimi decenni. La tipologia originaria era costituita dal villino isolato circondato da giardino, sviluppato su uno o due piani. Il tipo a due piani aveva ingresso laterale, sormontato da un terrazzino con balaustra a pilastrini in cemento, collocato in un corpo leggermente arretrato; il tipo monopiano aveva pianta a "Elle", con terrazzino completato da balaustra uguale alla precedente. In entrambi i casi, la composizione dei fronti e i lineamenti degli elementi compositivi e delle finiture erano tipici del periodo di costruzione. In via Marconi attualmente esiste ancora qualche esempio corrispondente all'originale, ma si possono distinguere caratteri analoghi, più o meno mascherati da interventi posteriori, in molte costruzioni vicine, distribuite in lotti adiacenti, tutti di dimensioni più o meno uguali. Un villino presenta ancora un bel fregio seriale a festoni, che fa pensare che anche gli altri casi fossero in origine ornati da tali decorazioni. (pt)